Il marketing ha bisogno di nomi seducenti e poco importa se il nome prescelto non ha attinenza alcuna con l’oggetto a cui è associato. Se io apprendo che un banalissimo treno viene chiamato “jazz”, nella mia ingenuità mi aspetto che un simile convoglio abbia una carrozza dedicata alla musica, a delle suggestive jam session da godere mentre si viaggia a 200 km/h. Sarebbe un’idea grandiosa, ma Trenitalia oltre il nome non è andata; anche se occorre ammettere che, per essere un regionale, il treno jazz ha delle prerogative che lo avvicinano a un convoglio ad alta velocità. Realizzato grazie alla collaborazione tra Alstom Ferroviaria e Trenitalia, jazz è stato costruito secondo i più evoluti standard di accessibilità e comfort.
La propulsione è affidata a 4 motori per treno, progettati ad hoc. La combinazione dei 4 propulsori consente al convoglio di toccare la velocità di 160 km/h. Il dato interessante non è la velocità in sé, ma il comfort con cui il treno viaggia anche alla massima velocità. Una confortevolezza paragonabile ai treni “Frecciarossa”, anche se questi ultimi sono progettati per viaggiare a velocità ben maggiori, potendo fruire di linee ferroviarie appositamente progettate per simili performance. Jazz treno può includere fino a 5 carrozze passeggero, anche se nella sua configurazione ideale le carrozze previste sono 4. Con 5 carrozze a pieno carico la capienza di jazz sfiora i 300 posti a sedere.
L’eccellenza del manufatto, in termini di usabilità, è garantita da una serie di dispositivi difficilmente ravvisabili in convogli appartenenti alla stessa categoria. Sul fronte della sicurezza, ad esempio, numerose telecamere garantiscono una copertura completa sia esterna che interna. Il funzionamento ottimale delle telecamere è sottolineato da un’illuminazione diffusa che elimina la sia pur minima zona d’ombra. In aiuto alle persone disabili o con ridotta capacità motoria, sono state implementate pedane “retrattili”, mentre il livello di accesso alle carrozze è pressoché raso alle banchine d’imbarco.
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